FRONTIERE

Dove comincia il cervello. L’alimentazione, la salute mentale e il microbiota intestinale

di Damiano Mazzotti

Il dottor Stefano Manera è l’autore di un saggio chiaro, sintetico e alla portata di tutti, che descrive il ruolo complesso e positivo del microbiota intestinale: “Cervello intestino. Un legame indissolubile” (Macro, 191 pagine, euro 24,50; https://www.stefanomanera.it/blog/index.php).

La mente è un’unità psicofisica composta dalla coscienza e dal superorganismo umano, costituito a sua volta dal corpo e dal microbiota, cioè i batteri e i vari microrganismi intestinali che colonizzano l’organismo umano. Dal 1970 la cognizione viene considerata l’essenza stessa di un organismo vivente e non solo la funzione esplorativa ambientale di un essere vivente (Humberto Maturana e Francisco Varela (p. 9). La vita è una rete misteriosa di relazioni basate sulla cooperazione (non esiste solo la competizione). La vita di un organismo è basata sulla cooperazione tra gli organi e le cellule, che garantisce l’omeostasi grazie ai processi di rigenerazione, riparazione, autoguarigione.

Purtroppo in alcuni casi, a causa dello stress lavorativo, della depressione e dell’ansia, ci può essere un’iperattivazione del sistema nervoso autonomo simpatico mediante “la secrezione di ormoni come cortisolo, adrenalina e dopamina che progressivamente agiscono sul corpo… inibiscono il sistema immunitario, aumentano la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, riducono la capacità dell’organismo di liberarsi in modo efficace dei radicali liberi e delle tossine (capacità scavenger), che restando in circolo più a lungo, danneggiano i tessuti attraverso meccanismi devastanti come lo stress ossidativo e l’acidosi e rendendoci allo stesso tempo più sensibili alle malattie” (p. 16, https://www.nutriwest.it/glossario/scavenger).

Per fortuna un nuovo approccio sanitario considera fondamentale la medicina delle reti. Le reti biologiche sane sono fondamentali per mantenere ogni organo e ogni organismo in piena salute. Infatti “Poiché la maggior parte delle componenti cellulari sono connesse una all’altra attraverso intricate relazioni a livello regolatorio, metabolico e proteina-proteina, l’analisi della rete è destinata a giocare un ruolo chiave a livello cellulare… A causa di questi legami funzionali, i difetti di vari geni si diffondono attraverso una rete intercellulare, influenzando l’attività di altri geni che di loro non porterebbero difetti” (Albert-Laszlo Barabasi, un ricercatore e fisico eclettico che lavora negli Stati Uniti, citato a p. 13; https://barabasi.com/publications/26/network-medicine).

Nonostante l’evoluzione della medicina degli ultimi anni, “solo il 10 per cento circa dei geni presenta un’associazione gene-malattia conosciuta. La sola conoscenza di questa lista di geni si è dimostrata insufficiente a spiegare la connessione tra la natura complessa della maggior parte delle malattie e dei loro determinanti genetici e ambientali, la loro progressione e le differenze individuali tra i singoli pazienti” (p. 14). Di solito la prevenzione dei disturbi intestinali si basa nel mantenere alcalino il PH interstiziale tra cellula e cellula. I fattori che conducono “a un quadro di acidosi (stile di vita, terapie, dieta… infezioni da virus lenti), sono, guarda caso, gli stessi che causano la disbiosi intestinale” (p. 125; https://spiegato.com/cose-un-virus-lento).

La medicina delle reti e la psico-neuro-endocrino-immunologia sono discipline strettamente collegate (PNEI; https://sipnei.it/category/pneinews). Gli ultimi studi collegati al paradigma medico sistemico hanno individuato delle proteine molto particolari, “i neuropeptidi, che sono prodotte contemporaneamente dal sistema nervoso centrale, con funzioni di neuromodulazione, sia a livello periferico, da parte di cellule appartenenti a sistemi diversi quali il sistema endocrino, immunitario e digerente, facendo intuire quindi una vera e propria fisiologica comunicazione e interdipendenza tra questi sistemi” (p. 22). I recettori dei neuropeptidi sono presenti in ogni parte del corpo, veicolano le varie emozioni e “attivano o sopprimono la risposta immunitaria, mostrando così la possibilità che un’infiammazione abbia un’origine nervosa” (infiammazione di tipo neurogenico, p. 23; https://sipnei.it/category/pneinews).

Non a caso Ippocrate affermò che “Tutte le malattie iniziano nell’intestino”. In particolare la neuromodulazione viene effettuata anche dall’intestino attraverso il sistema nervoso enterico, costituito da una rete di comunicazione addominale che rappresenta un secondo cervello ben studiato dal neurobiologo Michael Gershon (www.spvet.it/arretrati/numero-35/biblio.html). Il cervello addominale ha un ruolo chiave e complesso nelle reti psiconeuroimmunologiche (PNEI). Del resto gli alimenti prebiotici sono il cibo dei batteri intestinali che lavorano in simbiosi con noi.

Molti studi preclinici condotti su bambini e adulti hanno dimostrato che l’utilizzo degli antibiotici ha degli effetti a lungo termine su cervello, midollo spinale e sistema nervoso enterico (ENS). Il microbiota può venire alterato dall’utilizzo dei farmaci (o di alcuni vaccini). Ad esempio “l’uso di inibitori della pompa protonica (PPI), cortisonici e contraccettivi orali” può creare “disbiosi subdole, che non vengono percepite immediatamente dal paziente come quelle acute… Gli antibiotici scatenato prevalentemente disbiosi acute con sintomi facilmente identificabili come diarrea, dolore addominale e meteorismi” che però col tempo possono diventare fenomeni cronici (p. 34). Nei bambini le disbiosi possono portare a una proliferazione fungina nell’intestino (SIFO).

Le disbiosi possono essere causate anche da diete squilibrate che utilizzano troppe proteine (carne) o carboidrati (un eccesso di pasta può causare delle infiammazioni latenti). Una dieta ricca di frutta e verdura è la base di una buona alimentazione. In caso di bisogno si può fare ricorso a cibi fermentati, a prebiotici e a probiotici. Esistono anche sostanze che favoriscono gli stati mentali positivi. Gli psicobiotici agiscono sulle relazioni batteri-cervello e vengono utilizzati per curare alcuni disturbi neurologici e psichiatrici (Ted Dinan e John Cryan, The psychobiotic revolution).

La serotonina, che è considerata l’ormone della felicità, viene prodotta nell’intestino nel 90 per cento dei casi. Alcune sostanze nutritive sono chiamate nutraceutici, poiché hanno degli effetti positivi sulla prevenzione e riduzione dei disturbi psicologici e psichiatrici. Tra queste sostanze prebiotiche ci sono le vitamine del gruppo B, acidi grassi omega 3, triptofano, FOS, GOS (www.mellin.it/gos-e-fos), zinco, magnesio (International Society for Nutritional Psychiatry Research, www.isnpr.org/committee, p. 93; https://www.cell.com/trends/neurosciences/home).

Attualmente i trattamenti probiotici più promettenti sono quelli che utilizzano Bifidobacterium e Lactobacillus, che sono anche i ceppi batterici con i migliori effetti psicobiotici, in particolare ansiolitici (per approfondimenti sull’endocrinologia microbica: Prof. Philip Burnett, docente di Psichiatria a Oxford, https://www.youtube.com/watch?v=iBehZ_9LRB4). Mentre tra i maggiori effetti negativi delle disbiosi si può inserire l’aggravamento della malattia di Parkinson, forse dovuta alla morte delle cellule cerebrali che producono la dopamina, a causa dell’accumulo di alfa-sinucleina (https://www.parkinson.it/nuove-scoperte/scoperto-perche-l-accumulo-di-alfa-sinucleina-e-tossico.html; Ted Dinan, docente di psichiatria, Microbiome Institute, introduzione; www.cnr.it/it/comunicato-stampa/10591/l-alfa-sinucleina-stimola-le-cellule-staminali-neurali).

In definitiva la medicina olistica e delle reti consente di personalizzare meglio la prevenzione e le cure, attraverso l’alimentazione mirata, l’esercizio fisico e gli stili di vita riadattati. Tutti noi siamo quello che mangiamo e quello che facciamo con la nostra dotazione genetica. Comunque alla fine del libro c’è un ricettario per poter seguire una dieta più naturale, salutare e mirata. Molti medici oggi non seguono un corso di studi obbligatorio sull’alimentazione durante l’università, anche se Ippocrate dava questo consiglio fondamentale: “Fa che il cibo sia la tua medicina”.

La medicina delle reti è in evoluzione e sta approfondendo gli effetti iatrogeni dei farmaci e di alcune pratiche mediche (https://www.agoravox.it/Troppa-Medicina-La-fretta-di.html, Dr. Bobbio; www.agoravox.it/Coen-la-scienza-medica-e-l-arte-di.html; http://atulgawande.com/books, https://www.agoravox.it/La-lista-di-Gawande-Una-soluzione.html). Forse i business sanitari più utili nasceranno in questo settore. Il professor Joseph Loscalzo della Harvard Medical School è un luminare della medicina delle reti: www.quotidianosanita.it/lazio/articolo.php?articolo_id=74070.

Stefano Manera è un medico di 45 anni che si è specializzato in Anestesia e rianimazione; vive e lavora a Milano, ha una visione olistica del paziente e insegna Microbiota e invecchiamento presso l’università telematica “Cusano” di Roma (www.unicusano.it). Per riflettere meglio guardando alcune interviste: https://www.youtube.com/watch?v=FtNgcKLXkQs (temi: virus e salute con il coach Livio Sgarbi); https://www.youtube.com/watch?v=xl28_6ksWxw (salute e prevenzione); https://www.youtube.com/watch?v=Vl1MfxDhP2c (l’eccessivo allarmismo e i problemi legati al panico); https://www.luogocomune.net/21-medicina-salute/5492-intervista-al-dott-stefano-manera (prima intervista con Massimo Mazzucco durante l’emergenza di Bergamo e Brescia).

Nota sul Superorganismo Umano – La relazioni tra batteri colonizzatori e il corpo umano si sta rivelando la miniera d’oro della medicina del futuro: https://www.agoravox.it/I-batteri-della-felicita-e-il.html. Le diete sono il primo fattore che influenza la composizione della flora batterica intestinale, composta da batteri, funghi, parassiti e virus (soprattutto fagi, che infettano i batteri). Le diete chetogeniche vengono utilizzate anche in campo psichiatrico e oncologico, e di solito si basano sulla riduzione di carboidrati e proteine, in modo da aumentare il consumo dei grassi accumulati nel tessuto adiposo (p. 74: www.my-personaltrainer.it/dieta_chetogenica.htm). I batteri probiotici consigliati dai medici e i fermenti lattici vivi “modulano la risposta immunitaria e infiammatoria interagendo principalmente con le cellule epiteliali, le cellule dendritiche e i follicoli linfoidi (placche di Peyer) a livello dell’intestino, gli effetti non sono però limitati alla mucosa locale, ma essi influenzerebbero anche il sistema immunitario sistemico” (p. 129). I probiotici producono anche le batteriocine, che impediscono lo sviluppo dei batteri più dannosi.

Nota sulla Sindrome dell’intestino irritabile – “Il dolore viscerale cronico è uno dei sintomi predominanti nell’intestino irritabile, nel morbo di Crohn e nella RCU (retti colite ulcerosa). Esso è regolato sia da meccanismi centrali che periferici”. Il dolore cronico indica un problema situato nell’asse cervello-intestino, ma non è stato chiarito come “il microbiota possa influenzare il comportamento del dolore viscerale” (p. 105). Per quanto riguarda la terapia del dolore cronico segnalo un importante istituto fondato da un luminare italiano: http://www.barolateurope.com (ha sede a Como). L’intestino irritabile (IBS) colpisce il 20 per cento della popolazione femminile (www.microibd.it/intestino-irritabile/184-la-diagnosi-per-la-sindrome-da-intestino-irritabile.html).

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