FRONTIERE

Igino Stella alle Case Romane del Celio

di Galliano Maria Speri

Il mio mondo lontano dal mondo” è il titolo di una interessante retrospettiva che si è aperta sabato 17 giugno 2017, con l‘introduzione del brillante critico Angelo Favaro, in un luogo ancora poco conosciuto forse, ma che emana un fascino particolare: le Case Romane del Celio. Rimane aperta fino al 10 luglio 2017.

[caption id="attachment_8705" align="alignnone" width="600"] Igino Stella ha sempre rifiutato di dare un titolo ai suoi lavori e la curatrice ha rispettato la sua volontà.[/caption] Igino Stella, scomparso qualche anno fa, è un artista di Ascoli Piceno che, dopo un doloroso percorso personale, approda inizialmente alla pittura astratta e, dagli anni Novanta in poi, a una scultura che usa essenzialmente il legno, il più naturale dei materiali. La mostra, una vera e propria retrospettiva, copre un arco di circa quarant’anni, dalla fine degli anni Sessanta fino ai primi anni del nuovo millennio. Il titolo riflette la sensibilità dell’artista, molto schivo ma con un ricchissimo mondo interiore a cui attingere per creare i propri lavori, lontano dalle convenzioni e dalle formule di una società vuota di valori. Sono esposte ventiquattro opere, suddivise fra tele e sculture: diciassette oli su tela e un olio su legno che conclude il percorso espositivo.   [caption id="attachment_8706" align="alignnone" width="600"] Scorcio dell’ambiente espositivo sul Celio[/caption]

Igino Stella parte dall’astrazione, espressa inizialmente con forme geometriche elementari e acuminate e con colori accesi e lancinanti, che caratterizzano principalmente il periodo degli anni Settanta e Ottanta. Nel decennio successivo, sia le forme che i colori si stemperano e l’artista evolve verso una dimensione più contemplativa, in cui la ricerca quasi ossessiva degli accostamenti cromatici, sempre simili ma mai uguali, crea una gamma di grande e vivida ricchezza visiva. Le masse di colore, ad un’osservazione più attenta, si rivelano come centinaia di tratti che sfumano l’uno nell’altro, creando iridescenze quasi irreali ma che della natura hanno lo spirito.

[caption id="attachment_8707" align="aligncenter" width="600"] Scultura 1[/caption] [caption id="attachment_8708" align="aligncenter" width="600"] Scultura 2[/caption]  

Le sculture in mostra rappresentano un aspetto diverso della sensibilità dell’artista che usava legni pregiati, ma soprattutto resistenti, come il ciliegio, il noce o il castagno. Quei legni, ricercati appassionatamente nei boschi che circondano la città marchigiana, erano poi plasmati e assemblati, con un grande lavoro fisico, fino ad assumere le forme che corrispondevano alla visione interiore dell’artista. Strutture vorticose e protese verso l’alto, come lingue di un fuoco che non brucia ma vibra in sintonia con le emozioni dell’osservatore.

Parte integrante del percorso espositivo è il contesto dove sono collocati i dipinti e le sculture. Le Case Romane del Celio, riaperte al pubblico nel 2002, sono un complesso formato da venti ambienti ipogei, in parte affrescati, disposti su vari livelli e pertinenti ad edifici residenziali, di età imperiale e tardo antica, che si trovano oggi collocati sotto la Basilica dei santi Giovanni e Paolo. Secondo la tradizione, il luogo sarebbe legato al martirio di due ufficiali della corte costantiniana, Giovanni e Paolo, avvenuta all’epoca dell’imperatore Giuliano l’Apostata. Nei secoli che precedettero l’erezione dell’attuale basilica il complesso abitativo subì svariate trasformazioni, di cui fanno parte un caratteristico edificio popolare a più piani con portico e taberne (insula) e una domus con un impianto termale privato. Nel corso del III secolo d.C. le unità abitative si uniscono a formare un’unica ed elegante domus signorile, al cui interno nasce il luogo di culto e infine il titulus cristiano. Con l’eccezione di uno, tutti gli altari della struttura sono sconsacrati e si sono rivelati provvidenziali perché si sono prestati perfettamente per esporre alcune delle opere che sono così diventate delle moderne pale d’altare che celebrano la sensibilità e la vita con i propri colori rutilanti che si fondono perfettamente con le antiche opere murarie che li circondano.

  [caption id="attachment_8709" align="aligncenter" width="1066"] Dipinto finale[/caption]

Il mio mondo lontano dal mondo”,

a cura di Rita Stella e Davide Pica,

presso le Case Romane del Celio, Clivo di Scauro,

Roma, dal 17 giugno al 10 luglio

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