di Galliano Maria Speri Nessuno oserebbe negare che viviamo oggi in un mondo dominato dalla scienza e dal razionalismo, eppure, sembra che nessuno trovi nulla da ridire che ci siano programmi RAI dedicati alla lettura dell’oroscopo e a una visione prescientifica dei problemi. Allo stesso modo, continuano a circolare versioni di eventi storici, soprattutto quelli che coinvolgono la chiesa cattolica, che distorcono ampiamente la realtà dei fatti e rappresentano una vera e propria mistificazione. Durante e dopo la Seconda guerra mondiale, era ben noto a tutti il ruolo della chiesa cattolica in Italia nel nascondere, e quindi salvare da morte sicura, migliaia di ebrei che avevano trovato rifugio in chiese e conventi e riempivano a centinaia lo stesso Vaticano, secondo precise direttive di papa Pio XII. Nel 1943, Chaim Weizmann, che sarebbe diventato il primo presidente di Israele, scriveva: “La Santa Sede sta offrendo il suo potente aiuto ovunque possa per mitigare la sorte dei miei perseguitati correligionari”. Nel 1958, dopo la morte del pontefice, Golda Meir, il futuro premier di Israele, definisce Pio XII “un grande servitore della pace” e ne riconosce i notevoli sforzi per salvare gli ebrei europei. Eppure, nel 1963 parte una campagna, iniziata nella Germania orientale, con la messa in scena de Il vicario, un’opera teatrale di Rolf Hochhuth, che descrive il papa come un antisemita e sostanzialmente indifferente all’Olocausto. Il dramma è successivamente rappresentato in tutto il mondo, tradotto in più di venti lingue e ispira il film Amen di Kosta-Gravas nel 2002. Un altro capitolo viene aperto nel 1999 da John Cornwell, con il suo Il papa di Hitler: la storia segreta di Pio XII, in cui si accusa il pontefice di aver negoziato un accordo che consentì la salita al potere di Hitler. Questa è una falsità, visto che il futuro papa non incontrò mai Hitler e lasciò la Germania nel 1929, prima che il nazismo si impossessasse del Paese. Anche le affermazioni della consultazione di documenti segreti in Vaticano si sono dimostrate false e Cornwell si è rivelato per quello che è, un seminarista cattolico fallito, pieno di livore e di odio e desideroso di vendetta. La verità storica ci viene fornita dal diplomatico israeliano Pinchas Lapide, il quale testimoniò che papa Pio XII “contribuì a salvare almeno 700.000 ebrei, ma probabilmente addirittura 860.000, da morte certa per mano dei nazisti”.

Questa ricostruzione è contenuta in False testimonianze. Come smascherare alcuni secoli di storia anticattolica del docente americano Rodney Stark. Il saggio è interessante perché analizza in modo piano e rigoroso una serie di eventi storici (l’antisemitismo, il supposto odio cattolico per la modernità, l’Inquisizione, le persecuzioni contro i pagani) e capovolge, sulla base di una approfondita documentazione storica, la vulgata dominante su questi eventi cruciali. L’autore è un sociologo della religione che insegna alla Baylor University in Texas, la più grande università battista del mondo, e ritiene che sia importante smascherare una serie di falsità anticattoliche, non tanto per difendere la chiesa di Roma, ma per rendere un servizio alla storia. E questo è doppiamente rilevante, visto che viviamo nell’era delle “post verità” ed è diventato veramente complesso per i non specialisti destreggiarsi tra bufale e fatti veri. Per ovvi motivi, Stark sottolinea che “è probabilmente importante che questo libro non sia stato scritto da un cattolico o da qualcuno legato ad un’università cattolica”. Il capitolo dedicato alle crociate riveste un interesse particolare perché non soltanto confuta alcune falsità, ma contribuisce a chiarire una tematica molto complessa e di enorme attualità, poiché non possiamo dimenticare che fanatici islamisti compiono massacri feroci nelle nostre città per colpire nemici che loro definiscono “crociati”. L’autore ricorda come “l’affermazione secondo cui per un millennio i musulmani avrebbero nutrito un profondo risentimento a causa delle crociate è assurda; l’ostilità islamica derivante dalle crociate non si manifestò fino al 1900 circa, come reazione al declino dell’Impero Ottomano e all’inizio del colonialismo europeo in Medio Oriente”. I rischi corsi durante i pellegrinaggi in Terra Santa erano stati accettabili fino alla fine dell’XI secolo, quando i neo convertiti turchi selgiuchidi, dominati dal tipico fanatismo dei neofiti, avevano preso il controllo dell’Asia Minore ed avevano iniziato a taglieggiare i pellegrini diretti verso Gerusalemme. Ma, peggio ancora, molti pellegrini venivano catturati e venduti come schiavi, mentre altri erano torturati in modo feroce. Nel 1009, la cristianità aveva già reagito con orrore alla notizia che, su indicazione del califfo fatimida al-Hakim, i musulmani avevano distrutto la chiesa del Santo sepolcro, edificata nel luogo dove si riteneva che fosse stato sepolto Cristo. Le motivazioni delle crociate sono quindi inizialmente religiose, anche se su queste si innestano successivamente ragioni di tipo diverso. Stark riferisce che, secondo i principali storici delle crociate, queste non rappresentarono mai un profitto per le nazioni europee, ma i vari regni che sorsero e caddero nell’area furono sempre mantenuti con ingenti finanziamenti provenienti dall’Europa, in un deflusso costante di oro. È quindi totalmente errato definire “colonie” gli Stati crociati, visto che erano sostenute dall’esterno e non drenavano certo risorse dal territorio.

La lettura del capitolo dedicato alla “Modernità protestante” è molto stimolante poiché apre una discussione su una tematica che è stata accettata supinamente dagli storici, ma che è contraddetta da molti dati oggettivi. La vulgata, popolarizzata soprattutto da Max Weber, afferma che il capitalismo moderno sia nato nei Paesi del Nord Europa perché “l’etica protestante spezzò i legami tradizionali, creando una cultura di frugali imprenditori paghi di reinvestire sistematicamente i profitti per raggiungere una ricchezza ancora maggiore, gettando le basi del capitalismo e dell’ascesa dell’Occidente”. Questa tesi è però smentita dai fatti, perché le strutture portanti del capitalismo vennero sviluppate molti secoli prima della Riforma, in un’Europa non ancora divisa tra cattolici e protestanti, come viene ricordato da due grandi storici come Hugh Trevor-Roper e Fernand Braudel. La banca moderna, le lettere di cambio, la partita doppia, i Monti di pegno nacquero infatti in Italia dal XIII secolo in poi. Il saggio cita diversi, autorevolissimi storici che individuano nelle economie sviluppate dai grandi monasteri medievali, dopo i notevoli progressi tecnologici dell’anno Mille (impiego dei cavalli al posto dei buoi, aratro pesante a versoio, rotazione triennale delle colture), le radici dell’economia capitalistica. I monasteri non erano più semplici comunità religiose, ma vere e proprie cittadine con strutture produttive che ospitavano una popolazione di dipendenti, operai e servi, come le città-tempio del mondo antico. E questo aveva contribuito a far nascere una classe di amministratori scelti su base meritocratica e aveva stimolato il passaggio dal baratto a un’economia monetaria. La logica conseguenza di questi eventi fu la nascita del credito che consentì quindi lo sviluppo di un’economia più dinamica. Ogni capitolo termina con una Conclusione, che fa il punto sui temi trattati, e una breve presentazione delle biografie dei principali specialisti citati. Il saggio fornisce una ampia bibliografia su tutti gli argomenti sviluppati nei vari capitoli.

Rodney Stark, False testimonianze. Come smascherare alcuni secoli di storia anticattolica

pag. 342, Lindau, 25 euro

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