Quando nessuno parla…quando nessuno guarda…succedono massacri

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Da tempo l’opinione pubblica mondiale ha smesso di interessarsi a quello che succede in Siria e Iraq. Eppure, la guerra, gli eccidi e gli stupri non si sono mai fermati. La priorità dei Paesi occidentali è oggi il contrasto all’invasione russa dell’Ucraina e la conseguente crisi energetica. Gli Stati Uniti hanno altro a cui pensare, mentre l’Europa è preoccupata soprattutto per l’avvicinarsi dell’inverno e per la necessità di avere scorte di gas sufficienti. L’ultimo libro di Zerocalcare accende i riflettori su un’area dimenticata e osa parlare di quello che nessuno vuole vedere.

Nel retro di copertina del libro c’è una mappa che, ovviamente, ha lo stile del fumetto, ma fornisce informazioni molto più precise di quanto potrebbe fare un saggio di geopolitica. Si vedono l’Iraq e la Siria, su cui incombe la massa minacciosa della Turchia e, nel nord di entrambi i Paesi, vengono indicate le aree occupate, rispettivamente, dal governo regionale del Kurdistan iracheno, dal Rojava e dall’Amministrazione autonoma della Siria del Nord Est. La legenda ci informa che il Kurdistan iracheno è guidato da Mesûd Barzani, alleato della Turchia, mentre la Siria settentrionale è controllata da YPG e YPJ (le sigle di due milizie di autodifesa curde) e dalle Forze siriane democratiche. Un’ampia striscia del nord della Siria è invece marcata da un nero molto spiccato, a indicare le zone occupate da Turchia e jihadisti filoturchi.

Gli Ezidi, dopo il genocidio

L’autore ci avvisa che, nel riferirsi a popolazioni e località, usa la versione curda dei nomi, per cui quelli che in arabo sarebbero chiamati Yazidi, sono definiti Ezidi, mentre la località di Sinjar o Shingal, in curdo è Shengal, che è la destinazione finale del viaggio. Shengal è una cittadina nell’Iraq settentrionale, al confine con l’area controllata dal governo curdo filoturco. Arrivare lì non è semplice come prendere un volo per Ibiza, ma implica un itinerario molto complesso e, soprattutto, un lungo viaggio in auto attraverso aree controllate da milizie armate che hanno imposto innumerevoli posti di blocco. A ogni fermata c’è il pericolo di incappare nelle persone sbagliate e quindi rischiare la vita o il sequestro, perché in quell’area sono ancora attivi i gruppi armati del fondamentalismo islamico, ma neanche le truppe cosiddette “regolari” sono affidabili per un occidentale.

Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech) decide di abbandonare la tranquillità della sua casa romana dopo aver ricevuto una telefonata dal responsabile dei curdi a Roma che gli chiede di andare in Iraq e farne una storia a fumetti perché la cittadina di Shengal, dove gli Ezidi hanno creato un governo autonomo, è sotto attacco. Sono ormai anni che Zerocalcare è diventato una delle più note voci pubbliche che, contro la tendenza dominante, continuano a parlare della questione curda e del destino del popolo ezida, vittima, durante l’offensiva del 2014 contro l’Isis, di uno dei massari più sanguinosi dell’intera guerra, tanto da far usare alle Nazioni Unite il termine genocidio. La graphic novel spiega in modo chiaro e sintetico che gli Ezidi hanno deciso di adottare, pur nelle loro specificità culturali, il sistema curdo di confederalismo democratico: autogoverno, autodifesa, parità tra uomini e donne, convivenza tra popoli diversi.

Sia la Turchia che i dirigenti del Kurdistan iracheno non vogliono una zona autonoma governata da princìpi democratici per cui, nel 2020, hanno siglato un accordo che impone la fine dell’autonomia, la consegna delle armi e il ritorno dell’area sotto il controllo del governo iracheno. Il rappresentante curdo a Roma spiega che il mondo non cambierà idea per un fumetto ma è importante raccontare Shengal per due motivi: “Far vedere che il confederalismo democratico funziona non solo per i curdi e perché quando nessuno parla…quando nessuno guarda… succedono massacri”. Ed è così che Zerocalcare parte con un gruppetto scalcagnato di amici facendo prima scalo a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e poi a Suleymanya, nell’Iraq orientale, da dove in cinque ore di auto si arriva a Shengal. In teoria non è troppo complicato ma, in pratica, si tratta di passare attraverso un check-point del governo iracheno, uno di sciiti legati all’Iran, per poi finire sequestrati in una caserma nel deserto da turkmeni filoturchi. Da qui, l’improbabile delegazione riesce a uscire grazie all’intervento di un agente dei servizi segreti iracheni che sembra il sosia di Giancarlo Giannini e li accompagna fino alla meta.

La Turchia può agire impunita

Un racconto a fumetti si presta a sdrammatizzare anche le situazioni più atroci, come i

Nadia Murad (1993) è una ezida irachena rapita nel 2014 dall’Isis, stuprata e schiavizzata. Dopo essere riuscita a fuggire, è diventata un’attivista per i diritti umani e nel 2018 ha ricevuto il premio Nobel per la pace.

cimiteri dei martiri che “sono sempre quei posti che ti ricordano chi è che ha combattuto Isis mentre noi ci cambiavamo le foto profilo su Facebook. Centinaia di uomini e donne…tutti nomi per i quali non ho mai sentito nessun ringraziamento”. Terribile è anche l’incontro con una madre che ha perso tre figli durante i combattimenti contro l’Isis, come pure il racconto delle donne ezide, sorprese dai terroristi islamici che arrivano nel loro villaggio, dopo che le forze di Barzani avevano promesso di difenderle. I maschi vengono fucilati, mentre le donne, le ragazze e le bambine sono massacrate, stuprate o vendute come schiave.

Il viaggio raccontato nel libro ha avuto luogo tra la primavera e l’estate del 2021 e, da allora, gli attacchi contro l’esperienza dell’autogoverno si sono moltiplicati su tutti i fronti. I droni turchi hanno intensificato i bombardamenti contro obiettivi civili e contro personalità riconosciute dell’Amministrazione Autonoma. Alcune delle persone disegnate nel libro sono state uccise. Il presidente turco Erdogan, che si è ritagliato un importante ruolo internazionale come mediatore nell’invasione dell’Ucraina, in cambio del suo assenso all’entrata nella NATO di Svezia e Finlandia, ha preteso la riduzione del diritto d’asilo per i rifugiati politici curdi e la cessazione di ogni forma di sostegno alle organizzazioni della regione siriana del Rojava. Il presidente turco Erdogan, ma sarebbe più corretto definirlo dittatore, non ha mai avuto le mani libere come adesso e può pianificare, senza temere troppe ripercussioni, l’invasione di altre aree nella Siria settentrionale in funzione anti-curda. Probabilmente, non sarà un fumetto a fermarlo ma non si potrà più dire “non sapevo”.

Zerocalcare
No sleep till Shengal
Bao, 250 pag., 23 euro

di Galliano Maria Speri

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