di Alfapictus
Dagli scarabocchi sui muri di Pompei accompagnati da scritte irrisorie o maldicenti, il segno e il disegno di chi a bella posta lo manipola ne ha fatta di strada! Una lunga strada sfociata negli almanacchi e nelle Gazzette del Settecento veneziano o in quelle inglesi, corredate da disegni e scritte: le antenate del “baloon” e del fumetto sempre più diffuso nel mondo occidentale sin dagli albori del XX secolo. Tanto da diventare una pratica editoriale che sempre e comunque privilegiava le grandi tirature indirizzate a fanciulli e adolescenti, proni a divenire autentici fan, fedelissimi in attesa delle uscite settimanali dei vari eroi – dall’Uomo Mascherato a Capitan Miki, da Mandrake al Grande Black, da Pecos Bill alle versioni aggiornate degli eroi di La Fontaine: Topolino, Paperino, Pluto…. creature che Walt Disney ha portato anche sul grande schermo col cartone animato, seguito a ruota da MGM e svariate altre Companies hollywoodiane.
È facile pensare a come una significativa fascia di pubblico, nel divenire adulto conservasse ricordi e emozioni legate a un’età ludica, onirica, vincolata al substrato infantile ma permanente nell’inconscio.
E non a caso negli anni Settanta, nel settore delle edizioni a fumetto, un filone dei “comics” è stato concepito per rivolgersi decisamente a un pubblico di giovani adulti, gente che leggeva di tutto beninteso, ma al fumetto non rinunciava mai.
E il fumetto così è diventato un prodotto sofisticato, dotato di estetica curatissima, con storie affidate ai più grandi disegnatori che ne curavano spesso anche i testi negli immancabili “baloon”, come il Corto Maltese di Hugo Pratt o la fantascientifica penna di Moebius, il Mort Cinder dell’argentino Alberto Breccia…. e l’altro argentino Quino, padre di Mafalda, oltre che il famoso sceneggiatore della grande letteratura trasformata in strisce: Dino Battaglia. Così che i loro lavori sono diventati cartonati da collezione, coediti in Europa e scambiati editorialmente col loro contarltare di artisti del tratto da francesi, americani, belgi… In un mercato diffuso in grosse catene di librerie quali Rizzoli, Feltrinelli, Mondadori, anche se pure nelle edicole continuavano a essere venduti in migliaia di copie edizioni – certo non con copertina cartonata – contenenti le storie di figure quali Tex Willer, Zagor, Diabolik e un’infinità di altri personaggi simili.
Stranamente, mentre avveniva questa evoluzione del mercato dei cartoon, in contemporanea sparivano case editrici di libri illustrati o finivano per essere assorbite da giganti dall’editoria. È quanto è accaduto per esempio a Deagostini. Ma succedeva anche dell’altro. Il prodotto sofisticato editoriale a uscita periodica e a carattere letterario o scientifico lasciava il posto all’irrompere nelle edicole dei modellini, prime fra tutte le miniserie di automobiline di marche famose, e poi di aerei da combattimento e carri armati, prodotti dalla francese Hachette.
Questo avveniva anche grazie all’innovazione digitale, che facilita la minaturizzazione. A breve giro poi si è passati dai modelli reali alla loro traduzione nel sistema in 3D: un sistema che anche oggi permette la produzione e diffusione di modelli di ogni sorta, in negozi specializzati, in Italia e nel mondo intero. Così siamo di fronte a una profusione di personaggi rigorosamente di plastica che vanno sotto il nome di “Kidadultoys”. Sono personaggi di ogni sorta, guerrieri e guerriere che uniscono poderosi armamenti a ammiccamenti sessuali, androidi, robot, cagnolini, qualche bambola…
Un mercato in cui campeggia Popmart, gigante cinese della “cultura pop e dell’intrattenimento”. Che pensare dunque? Come mai si investono tanti capitali in prodotti d’evasione ludica che incontrano tanto favore di mercato? “Kid adult toys” è il nome legato a una categoria di acquirenti che non nasce dal nulla, ma si è formata nel tempo. Sembra avere i contorni, peraltro non nuovi, della grande massa acritica. Dove al riscontro economico si affianca quello sociale. Che altro di meglio potrebbero desiderare i vari tycoon ed autocrati delle nostre democrature? Per loro è tutto grasso che cola. Nell’infantilismo ci sguazzano in tanti.
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