È un momento critico per la Spagna. Il governo cosiddetto progressista di Pedro Sanchez, cui tanti in Europa guardano come a una luce nelle tenebre dell’avanzata delle destre, non solo si sta rivelando corrotto nel senso per così dire classico del termine (recettore di mazzette in cambio di favori) ma, sostengono alcuni in quel paese, si profilerebbe pure come potenzialmente golpista. La questione ora è se l’ondata di scandali che sta tempestando tale governo, riuscirà a farlo cadere prima che esso metta in pericolo l’assetto costituzionale democratico.
Sembrano parole grosse, ma paiono tali solo a chi non segua la politica spagnola – come purtroppo accade perlopiù tra i mass media italiani.
I cambiamenti che rivestono un fondamentale valore culturale, politico e istituzionale cominciati coi governi del socialista di Rodriguez Zapatero (2004-2011), sono stati portati avanti con energia e sulla stessa linea da Pedro Sanchez da quando è andato al governo nel 2018. Recentemente, probabilmente anche come risposta all’ondata di scandali che lo colpisce, il governo Sanchez si è impegnato in una radicale riforma dell’apparato della Giustizia tramite la proposta di legge formulata dall’attuale ministro della Giustizia, Felix Bolaños.
È denominata Ley de Eficiencia de la Justicia. Ed è un disegno che si va attuando per gradi: in parte è già divenuto effettivo dall’inizio di aprile 2025, ma in tutta la sua estensione diverrà effettivo entro la fine dell’anno. (Tra l’altro per aumentare il numero di magistrati facilita l’accesso alla professione aprendo anche vie diverse dal concorso).
Ha causato una forte presa di posizione avversa da parte della maggioranza delle associazioni professionali dei magistrati, che rappresentano i tre quarti dei magistrati spagnoli. Perché una volta giunta pienamente a compimento assoggetterà l’istruzione dei processi e le indagini previe al Procuratore generale dello Stato (Fiscal general del Estado). In particolare la UCO, la Unidad Central Operativa della Guardia Civil, oggi preposta alle più delicate e importanti indagini criminali, passerebbe alle dipendenze del Fiscal general.
In Spagna la separazione delle carriere tra procuratori e giudici è in vigore da molti anni. E i procuratori (fiscales) operano sotto la direzione del Procuratore Generale (Fiscal General) che è una carica politica e viene nominato dal Governo del paese. Particolarmente significativo è il fatto che la politica socialista, nonché magistrato, Dolores Delgado, dopo essere stata ministro della Giustizia del governo Sanchez dal 2018 al 2020, è stata da questo nominata Fiscal General e ha occupato tale carica sino a quando nel 2023 è stata nominata responsabile per il tema dei Diritti Umani e della Memoria democratica nella Fiscalia General. Un ufficio che sostanzialmente pare preposto a indicare quello che è vero o quel che falso, quel che è giusto e quel che è sbagliato nella memoria storica: di per sé una funzione che dovrebbe essere lasciata al mondo della ricerca e della storiografia piuttosto che ad apparati amministrativi dello Stato, in condizioni di democrazia.
Nella carica di Fiscal General è stata sostituita da Álvaro Garcia Ortiz, anch’egli reputato fedelissimo di Sanchez e attualmente sottoposto a processo da parte del Tribunale Supremo per presunta fuga di notizie pilotata ad arte (per questo e alcuni dei molteplici altri scandali in corso relativi al governo Sanchez v. https://www.frontiere.info/sanchismo-al-capolinea/ ).
L’ufficio del Fiscal in Spagna si occupa di sostenere l’accusa nei processi e può occuparsi anche di indagini. Ma i processi vengono istruiti da un giudice che si occupa anche delle indagini previe coordinando l’opera degli apparati investigativi. I giudici ovviamente non ricadono sotto l’autorità del Fiscal General e sono per statuto estranei al mondo della politica o del governo.
Coloro i quali criticano l’attuale proposta di legge Bolaños mettono in evidenza che, una volta che questa giunga a effetto, tutto l’apparato investigativo, a partire dagli organi di polizia saranno controllati dal Fiscal General. Che potrebbe pertanto cassare le indagini in corso sui membri del governo, su apparati legati al partito di governo o la stessa indagine che riguarda l’attuale Fiscal General, o, nel corso di processi che colpiscano personaggi legati al governo, potrebbero pilotare l’accusa in senso favorevole all’accusato.
In pratica la riforma della legge viene interpretata come un sistema per mettere a tacere tutti gli scandali che al momento minacciano di affossare il governo Sanchez e le sue estensioni nel sistema dell’amministrazione della Giustizia.
Lo sciopero di tre giorni indetto all’inizio di luglio dalle associazioni di magistrati è di per sé un fatto alquanto inconsueto. Ma corre voce che non servirà a nulla e la nuova legge giungerà a compimento nella sua totalità.
I suoi critici la presentano come simile alle riforme tramite le quali in Venezuela tra il 1999 e il 2004 Hugo Chavez modificò il sistema della giustizia in modo tale da sottometterlo al proprio volere politico. L’ultimo dei passi compiuti da Chavez fu di aumentare il numero dei magistrati della Corte Suprema da 20 a 32, assicurandosi di avere dalla propria parte la maggioranza di loro. Il regime venezuelano è considerato di carattere dittatoriale per quanto nel paese si svolgano elezioni che sono peraltro sempre vinte dai detentori del potere, come accadeva nei regimi retti a partito unico, quali la Russia sovietica o l’Italia fascista.
In tale contesto risulta significativo che alla fine di giugno la Conferenza Episcopale Spagnola, la cui azione è sempre informata alla prudenza, tramite una dichiarazione del suo presidente mons. Luis Argüello, ch’è anche arcivescovo di Valladolid e giurista di formazione, abbia chiesto che la Spagna vada a elezioni anticipate, implicitamente facendo appello perché il governo attuale si dimetta.
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