La Siberia vista dall’alto era un’enorme distesa bianca di neve, uniforme. La tundra, che si estende per migliaia di chilometri, era praticamente disabitata: ma ora, lungo la linea che la taglia da ovest a est sono sorte città e ai lati della ferrovia, com’era accaduto per il West americano nell’800, si estendono campi verdeggianti. Centri minerari estraggono le materie prime di cui è ricca: nichel, tungsteno, molibdeno che alimentano le industrie disseminate nella sconfinata pianura. E sui convogli viaggiano non solo i turisti, come accadeva con la vecchia transiberiana, ma uomini d’affari e merci scambiate tra Shanghai e Lisbona: perché la ferrovia prosegue senza soluzione di continuità attraverso tutta l’estensione dell’Eurasia. E quelli che erano due continenti separati dagli Urali, sono diventati uno.

Oggi questa descrizione potrebbe apparire fantascientifica, ma da diversi mesi si sta elaborando un grande progetto che mira a renderla reale: si chiama “Corridoio Transeurasiatico di Razvitie” (“ratzivie” è russo per “sviluppo”). L’attuale presidenza russa del G 20 segue tale prospettiva: nell’ambito della densa serie di incontri a Mosca culminanti nel “summit” di inizio settembre a S. Pietroburgo, al centro dell’attenzione è stata anche l’attività di investimenti di lungo termine, lo sviluppo delle infrastrutture e delle fonti di energia, anche nel contesto dello trasformazione della Siberia e dell’estremo oriente russo. Il 4 aprile il Presidente russo Vladimir Putin, dopo un incontro con direttore della società delle Ferrovie Russe, Vladimir Yakunin, dichiarò: «Ci siamo accordati per uno stanziamento di 200 miliardi di rubli per cominciare a realizzare le ferrovie veloci». E mentre a Mosca si è costituita la Commissione per lo sviluppo del Lontano Oriente, per favorire gli scambi con l’occidente già le Ferrovie russe si stanno dotando del sistema spagnolo Talgo che varia automaticamente la distanza tra le ruote dei treni così che questi possano passare dai binari russi a quelli dell’Europa occidentale, evitando di trasbordare merci e passeggeri su convogli differenti.

Quello del “Corridoio di sviluppo” è un  progetto di dimensioni enormi, lanciato anche in Italia in un convegno svolto a fine 2012 presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) di Milano, organizzato con la collaborazione del Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo (CERTeT) dell’Università Bocconi, della Millenium Bank di Mosca, col sostegno delle Ferrovie dello Stato Italiano e di quelle della Federazione Russa, e la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

Aspetto non secondario: è un progetto che, come il New Deal con cui Roosevelt rispose alla crisi del ’29, ha lo scopo di indirizzare l’economia di mercato verso la creazione di ricchezza reale, non solo nominale-finanziaria.

Come sostengono gli accademici russi Mikhail Baydakov, Yury Gromyko e Victor Zyukov, il fatto stesso di costruire ferrovie di nuova concezione, a levitazione magnetica (come quella che congiunge Shanghai al suo aeroporto), «richiede la produzione di magneti per i quali è necessario estrarre metalli rari» presenti in abbondanza in Siberia. È solo un esempio: l’opera infrastrutturale attiverà altre energie, favorirà il sorgere di industrie, città, centri di ricerca dove ora c’è la steppa.

Uno dei primi passi, spiegano i tre, sarà «la costruzione della centrale idroelettrica di Turkukhansk, che da sola fornirà energia sufficiente per l’industrializzazione di tutto il Lontano Oriente russo». Pian piano sorgeranno nuovi insediamenti che coinvolgeranno personale altamente specializzato in nuovi “incubatori d’impresa”. L’esempio, spiega lo studioso tedesco-americano Johnathan Tennenbaum, è quanto avvenuto a Dortmund, città della Ruhr che dagli anni 1980 si è riconvertita: al posto dell’obsoleta industria pesante dell’acciaio, è sorta l’attività di ricerca che ha generato nuove imprese, tra le quali spicca MTS.factory, un centro specializzato in nanotecnologie, laser, semiconduttori, che tra l’altro è divenuto uno dei principali produttori di “light emitting diode” (led): le nuove fonti di luce a basso consumo.

Tutto questo implica che l’economia attuale, affannosamente focalizzata sui profitti a breve termine frutto di attività speculative (quelle che hanno precipitato il mondo nella crisi), sia rimodulata sugli investimenti a lungo termine. Un’operazione possibile, sostengono Franco Bassanini ed Edoardo Reviglio, rispettivamente presidente e capo economista della Cdp, attivando sistemi di incentivi pubblici che devono «mirare a dar luogo a un keynesianismo favorevole all’innovazione simile ai programmi militari e per l’esplorazione spaziale del passato».

C’è almeno un esempio chiaro di banca che da decenni opera in questo senso: come spiega l’economista Paolo Raimondi, si tratta della Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), la banca per la ricostruzione costituita nella Germania del dopoguerra, che a tutt’oggi continua a finanziare sviluppo tecnologico in quella che è l’economia europea di maggior successo.

Già qualcosa sta avvenendo: per esempio le Ferrovie russe si stanno dotando del sistema spagnolo Talgo per variare automaticamente la distanza tra le ruote dei treni così che questi possano passare dai binari russi a quelli dell’Europa occidentale, evitando di trasbordare merci e passeggeri su convogli differenti.

L’attuale crisi può essere occasione per iniziare una nuova grande avventura tra Europa e Asia: che Russia e Italia assieme ne diventino i profeti può essere il suggello odierno di un’antica amicizia che ha importanti precedenti in magnifiche opere storiche, quali l’Ermitage di San Pietrobugo, costruito, appunto, col cospicuo contributo di architetti italiani.

Cover: Image © Kamvari Architects

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