Dedollarizzazione: la strada è lunga, ma l’India è già avanti

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La sede di Nagpur, dove si trova la maggiore quantità di lingotti d'oro detenuti dalla Banca Centrale Indiana. Foto di Gppande - Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5077214

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

Il lento processo di de-dollarizzazione del commercio mondiale continua e va molto oltre i lavori del Brics. L’ultimo step è stato la decisione di India e degli Emirati Arabi Uniti (Eau) di regolare il commercio bilaterale in valute locali. L’Indian Oil Corp, la principale raffineria di greggio del paese, ha acquistato 1 milione di barili di petrolio dalla Abu Dhabi National Oil Company e ha effettuato il pagamento in rupie e non in dollari USA.

Nel 2022 il commercio tra India e Emirati Arabi Uniti è stato pari  a circa 84 miliardi di dollari con un aumento del 68% rispetto all’anno prima.

In precedenza i due paesi avevano sottoscritto un Memorandum d’intesa che include appunto una disposizione per regolare il commercio bilaterale in monete locali. La decisione mira a ridurre la dipendenza dal dollaro, tagliare i costi di transazione e favorire i pagamenti in tempo reale per il commercio transfrontaliero.

È un fatto importante nei mercati energetici globali e nella finanza internazionale perché ancora oggi circa l’80 percento delle vendite di petrolio avviene in dollari.  Secondo la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, il dollaro rappresenta circa il 90% delle transazioni globali in valuta estera, anche se gli Usa rappresentano solo il 25% della produzione mondiale. Tuttavia, la quota in dollari nelle riserve valutarie delle varie banche centrali è scesa dal 72% del 2000 al 59% di oggi.

Perciò il frequente uso del dollaro come “arma” rischia di ritorcersi contro. Secondo esperti indiani le sanzioni americane sono state in gran parte inefficaci nel cambiare il comportamento dei governi di Corea del Nord, Iran e Russia. Hanno inflitto, però, un notevole danno economico.

Non è la prima volta che Nuova Delhi acquista petrolio con una valuta diversa dal dollaro. A marzo l’India, il terzo importatore mondiale di petrolio, ha acquistato energia russa in valute diverse dal dollaro, tra cui il dirham degli Emirati Arabi Uniti e il rublo russo.

Al riguardo, siccome la Russia ha una bilancia commerciale molto favorevole con l’India, le controparti stanno esplorando le possibilità per convertire le rupie accumulate da Mosca in altre valute.

L’anno scorso, la Reserve Bank of India (Rbi) ha proposto un modello per stilare degli accordi commerciali che prevedono l’uso di valute locali allo scopo di sostenere le esportazioni in un commercio internazionale lento.

La Rbi afferma che l’utilizzo delle valute nazionali può migliorare le relazioni commerciali bilaterali e consentire ai paesi di allocare i saldi in eccesso alle attività locali, siano essi titoli di stato o obbligazioni societarie.

Nel 2023 le istituzioni finanziarie di 18 paesi, tra cui Bangladesh, Israele, Nuova Zelanda, Russia e Regno Unito, sono state autorizzate dalla Reserve Bank ad aprire conti speciali per regolare i pagamenti in rupie.

Secondo la Rbi ciò favorirebbe l’internazionalizzazione della rupia, anche grazie al fatto che l’India ha compiuto notevoli progressi in termini di convertibilità del conto capitale, d’integrazione della catena del valore globale, anche con la creazione di un hub finanziario, la Gujarat International Finance Tech (GIFT) City.

“Sembra quindi evidente che mentre il dominio del dollaro rimane per ora incontrastato, esso ha iniziato a erodersi lentamente e in futuro l’ordine economico dovrà evolversi per guardare oltre la valuta USA”, ha affermato la Rbi.

Il rapporto della banca centrale è arrivato mentre il primo ministro Narendra Modi è impegnato in una campagna per sostenere i vantaggi dell’internazionalizzazione della rupia, che implicherebbe anche la sua digitalizzazione. Il suo governo ha lanciato la Foreign Trade Policy (FTP), la nuova politica sul commercio estero per il 2023, con l’obiettivo di porsi come partner affidabile e di facilitare e aumentare i suoi commerci internazionali. Per convertire la rupia in una valuta globale accettabile per le transazioni commerciali, l’India deve raggiungere un surplus commerciale o almeno un surplus delle partite correnti.

Mentre l’iniziativa mondiale di de-dollarizzazione ha preso piede negli ultimi due anni, gli esperti indiani concordano sul fatto che ci vorrà del tempo prima che il dollaro venga detronizzato e anche che la valuta indiana sia pienamente accettata come mezzo di scambio nel mercato globale.

Nel frattempo Nuova Dehli sta considerando di rivitalizzare ed espandere l’Asian Clearing Union (ACU), lanciata nel 1975 congiuntamente da Nepal, India, Sri Lanka e altri paesi asiatici per promuovere e regolare le transazioni transfrontaliere attraverso le valute locali.

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