25 dicembre 2015 Luigi dell’Olio, dall’edizione cartacea di Rbth

La politica di import substitution inaugurata dalla Federazione spinge le aziende italiane a rafforzare la produzione in loco per non perdere quote di mercato
“La politica economica russa ha intrapreso una strada nuova, che non è legata esclusivamente alla questione delle sanzioni incrociate con l’Occidente. Occorre prenderne atto e agire in fretta per non perdere quote di mercato”. Pier Paolo Celeste, direttore dell’Ice a Mosca, non usa giri di parole per indicare la strada maestra che si presenta davanti alle aziende italiane interessate a investire nella Federazione. La Russia, infatti, ha deciso di sostituire l’import di una serie di prodotti (dalla mozzarella al grana, al parmigiano) con quote crescenti di produzione interna. Si tratta di un piano pluriennale che mira a mutare notevolmente il sistema produttivo e distributivo del Paese.
Una scelta che impone alle aziende della Penisola interessate a mantenere il presidio nell’area il passaggio dal “Made in Italy” al “Made with Italy”, che in sostanza significa insediare o rafforzare la produzione in loco. “L’Italia è il quinto fornitore russo, con una forte concentrazione sul comparto alimentare e dei mobili”, spiega Celeste. “Se si guarda ai dati dei primi otto mesi del 2015, il crollo dell’export verso la Federazione è stato imponente, pari al 26,3%, ma comunque inferiore ad altri Paesi europei. Adesso è fondamentale attrezzarsi per cogliere i cambiamenti in atto nel mercato per non perdere quote”. L’Ice sta lavorando proprio in questa direzione, seguendo le aziende della Penisola nell’individuare le azioni più efficaci per adeguarsi al nuovo contesto. La vede allo stesso modo Rosario Alessandrello, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa. “Nei prossimi anni vi sarà sempre meno spazio per l’import di prodotti tipici del “Made in Italy” come gli alimentari. Quindi è necessario ripensare le strategie di penetrazione nel mercato russo rafforzando la produzione nella Federazione”. Cosa che ha già fatto la Barilla, con lo stabilimento Solnechnogorsk (nella regione di Mosca), così come l’Ab, azienda bresciana che nelle scorse settimane ha inaugurato il primo impianto di cogenerazione (energia termica ed elettrica) per una serra di 15 ettari situata a Belgorod, nella parte occidentale della Federazione. “Quello russo è un mercato con enormi potenzialità nel settore delle serre”, ricorda Enzo Losito, AB vice president market growth and organizational development. Mentre la veronese Isopan ha realizzato uno stabilimento nella regione di Volgograd, destinato alla produzione di pannelli isolanti metallici in lana di vetro e poliuretano. L’operazione è stata condotta in abbinata con Sace, che ha garantito l’investimento (23 milioni di euro) contro i rischi di natura politica. “L’insediamento della produzione”, spiega Francesco Manni, presidente di Isopan, “è stato preceduto dallo sviluppo di relazioni con aziende russe, finalizzate a favorire lo scambio di informazioni e innescare un processo di innovazione”. Un approccio che è valso all’azienda italiana l’aggiudicazione di una commessa per realizzare un sistema di facciata ventilata da 5.200 metri quadrati.
“La produzione in loco da parte delle società italiane consente da una parte di colmare i gap di un sistema industriale non particolarmente diversificato, sia di avvicinare l’offerta ai potenziali acquirenti”, sottolinea Alessandro Terzulli, chief economist di Sace. Il quale ricorda comunque che si tratta di “una scelta strategica non semplice, che implica la capacità di affrontare le sfide di un contesto complesso sotto il profilo dei rischi operativi”. Sabrina Morato, key account manager settore fashion di Gefco (gruppo della logistica), rileva grosse difficoltà negli ultimi mesi per il farmaceutico e il chimico, meno per la moda italiana in Russia. “A prescindere dai settori”, aggiunge, “occorre adottare nuove modalità di collaborazione con le industrie locali passando da una prospettiva di mera spinta del “Made in Italy” a un modello che preveda anche l’esportazione di tecnologia”. In questa direzione spingono anche le dinamiche valutarie. “La forte svalutazione del rublo e il crollo delle quotazioni immobiliari consentono oggi di produrre in Russia a prezzi che talvolta risultano addirittura inferiori a quelli cinesi. Con il vantaggio ulteriore della maggiore vicinanza geografica e culturale tra i due popoli”, aggiunge Alessandrello. Che ricorda la forte predisposizione da parte russa a rafforzare i legami commerciali con l’Italia, anche in un’epoca come questa di tensioni a livello internazionale. L’articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Rbth del 17 dicembre 2015
[caption id="attachment_5957" align="alignnone" width="1024"]AvtoVAZ-Linea di produzione, 1967 AvtoVAZ-Linea di produzione, 1967[/caption] From:http://it.rbth.com/economia/2015/12/25/la-nuova-tendenza-e-il-made-with-italy_554843]]>

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